BENVENUTI A VILLAPRIOLO


Villapriolo è l'unica frazione di Villarosa in provincia di Enna in Sicilia.

Sorge a 560 metri sul livello del mare, conta circa 500 abitanti e si colloca a 7 km dal centro abitato di Villarosa. Centro agricolo posto nel cuore della Sicilia centrale si distingue e vanta diversi tipi di coltivazione di importanza storica, tipicamente mediterranea: grano, olive e mandorle, anche per l'allevamento di bestiame e cavalli.

Villapriolo è stato denominato "Paese Museo", per la presenza di piccoli musei a tema di civiltà contadina e mineraria. Le abitazioni di questo piccolo centro sono state trasformate in vere e proprie Case-Museo, dove si può conoscere ed ammirare le origini e le tradizioni di Sicilia, specchio fedele della storia agricola e mineraria.


La Storia

Fu fondata nel 1515 e successivamente distrutta da un terremoto nel 1693. Il paese, feudo di un'importante famiglia aristocratica siciliana, di origini medievali i Notarbartolo, sorse nel 1735 sulle rovine della preesistente fattoria posta a circa 1 km dall'attuale centro abitato, per volere Filippo Notarbartolo Cipolla, erede del Duca Giovanni Notarbartolo, della famiglia di Francesco Notarbartolo Moncada, investito dal titolo di Conte di Priolo. Proprietario della contea di "Massa du Priolu" o "Contea di Priolo" e dei feudi di "Giurfo Montano, Sottano, Marcato Vecchio e della Contrada Viglio. Si conferma l'esistenza della prima comunità composta da un centinaio di case con un migliaio di abitanti, dopo il terremoto che distrusse il piccolo centro, le nuove abitazioni qualcuna ancora esistente furono costruite su due file, l'una di fronte all'altra, da Nord a Sud con pietre calcaree lungo l'attuale Via Roma allora Via Maggiore. Attorno al nuovo sito, negli anni che precedettero la nascita di Villarosa, si stabilirono una cinquantina di famiglie incoraggiate dal Duca Notarbartolo con lo scopo di popolare il paese con la promessa di avere in dotazione una casetta e un appezzamento di terreno da coltivare. Lo scopo essenziale non era soltanto quello di arginare il brigantaggio, ma di far coltivare i terreni di proprietà del Duca. Nel frattempo insieme a coloro che lavoravano la terra si unirono i lavoratori delle Miniere di Zolfo di Sicilia sorte attorno al piccolo villaggio. L'acqua elemento primo per la sopravvivenza veniva pagata a caro prezzo al carro botte che passa due o tre volte al giorno. Chi era più fortunato e possedeva un mulo si recava nelle vicine sorgenti di Contrada Gennaro, Marcato Vecchio e Gaspa La Torre. Le donne per fare il bucato erano costrette a recarsi con le masserizie sulle spalle presso il fiume Morello e tali indumenti venivano lavati con la "Lisci" e la "Cenere". Questo via vai durò fino al 1916 anno in cui ebbe inizio il primo impianto idrico con la costruzione della prima vasca di raccolta e le installazioni delle prime fontanelle ad uso pubblico sparse per il paese. Mentre la prima illuminazione pubblica ebbe inizio solo intorno al 1913, anno in cui vennero installate le prime lampade ad acetilene, ed era compito del "Lampiunaru" accenderle non appena buio e spegnerle ai primi bagliori dell'alba. Questo tipo di illuminazione fu usato fino al dopo guerra per poi stipulare un contratto tra il Comune e l'azienda Generale elettrica. La fine dei lavori e l'accensione delle lampade si inagurarono in occasione della festività del SS. Crocifisso nell'anno 1949. Attorno ai ruderi del vecchio “Marcato” rimasero gli ovili che, ancora oggi, portano il nome di “Marcato Vecchio” per distinguerlo dai nuovi ovili realizzati attorno la villetta che il Duca Notarbartolo fece erigere. Tutto il complesso venne chiamato “Marcato Nuovo” che, inizialmente, fu appellato “Villapriore” e in seguito, nella bocca del popolo si mutò in Villapriolo. Le antiche abitazioni, qualcuna ancora esistente, furono costruite su due file l'una di fronte all'altra, da Nord a Sud con pietre calcaree lungo l'attuale Via Roma allora Via Maggiore, tuttavia l'attuale insediamento risale ad epoche più recenti.


Geografia

A Est si apre il panorama più ampio: procedendo, con il sole, da est verso nord, si nota l'Etna (distante in linea d'aria circa 80 km, che da 3343 m.s.l.m. domina gran parte della Sicilia orientale), e a dominarli all'orizzonte le Madonie , secondo sistema montuoso siciliano dopo l'Etna, sfiorando i 2000 m. Mentre osservando verso Sud si può ammirare la città di Enna nota per via dell'altitudine, essere il capoluogo di provincia più alto d'Italia. Sullo sfondo nelle colline di fronte al paese, guardando verso nord, si nota il castelletto della miniere locale di salgemma.


Popolazione

Il calo demografico è stato in parte a causa della crescente disoccupazione che ha attanagliato il Mezzogiorno, la cittadina è stata colpita da un repentino fenomeno di emigrazione. Gli emigranti hanno raggiunto località del nord Italia e di tutti i continenti in particolar modo Belgio, Francia, Germania e America.


Economia

L'economia di Villapriolo è basata sul settore primario: agricoltura e pastorizia sono infatti la spina dorsale delle attività imprenditoriali presenti.
Sono presenti le seguenti attività:

un Mulino, una Farmacia, un Panificio, un Bar, un Ristorante Pizzeria, un negozio di Alimentari, una Tabaccheria, uno Studio Fotografico, una ditta di Giardinaggio, un negozio di prodotti per l'Agricoltura, due Imprese Edili e due aziende di Produzione Infissi.

Inoltre troviamo anche un "Circolo Fotografico Siciliano" e un "Centro ricreativo per anziani" autofinanziato, punto di ritrovo per gli anziani del paese.


Istruzione

Sono presenti le seguenti istituzioni scolastiche: una Scuola Materna, una Scuola Primaria e una Scuola Secondaria.

Per le Scuole Superiori bisogna recarsi nel capoluogo della provincia di Enna.


Persone legate a Villapriolo

Famiglia Notarbartolo
importante famiglia aristocratica siciliana, di origini medievali, personaggi illustri che contribuirono alla vita sociale, politica, intellettuale e artistica dell'isola.

Filippo Notarbartolo Cipolla
Principe e successivamente "Conte di Priolo"

Giacomo Lisacchi
Bersagliere VIII° Reggimento ciclisti. Medaglia d'argento al valor militare.


Leggende e curiosità

Crocevia di miti, leggende e tradizioni sacre e profane millenarie dalle radici che affondano nelle tradizioni, nella religione e nelle più profane credenze popolari.

Il Cavaliere bianco

Molta gente del posto, per di più anziani, fecero circolare la voce che di notte vagasse un cavallo con un signore tutto vestito di bianco e se qualcuno avesse avuto il coraggio di toccarlo sarebbe diventato ricco, per incanto il cavallo con il cavaliere si materializzava in denaro


La Grotta della Fata

Altre legenda "La grotta della fata" o "a' Grutta Fata", un grotta distante pochi Km dal paesino. Si narra che appariva in sogno e dava delle indicazione precise su dove andare a trovare un piccolo tesoretto nascosto. Si dovevano seguire correttamente le indicazioni, anche portarsi con se le persone indicate nel sogno. Chi non seguiva correttamente le indicazione, scavando nel posto indicato non trovava altro che pietre.

La grotta, tuttora esistente, serviva agli abitanti del paese, per ripararsi dai bombardamenti durante la guerra.


Festività e tradizioni

La Religione

Le devozioni principali, in paese, sono rivolte a San Giuseppe e al Santissimo Crocifisso.

Le due feste sono celebrate, con grande affluenza dal popolo, la Prima Domenica di Maggio e il 23 Agosto.

Molto sentita è inoltre la festa di Santa Lucia da Siracusa, celebrata il 13 Dicembre.


La festa del SS. Crocifisso

II Santissimo Crocifisso, festa molto sentita dalla popolazione di Villapriolo, viene festeggiata il 23 agosto, con le classiche solennità. I preparativi iniziano giorno 21 con l’apertura della fiera del bestiame, tuttora in uso, ma anticamente molto più sentita in quanto tutti gli agricoltori e gli allevatori della zona si riunivano col bestiame da vendere o da comprare. All’alba del 23 agosto, la popolazione si desta al suono delle campane, allo sparo dei mortaretti e al suono della banda musicale.

È la festa più bella e attesa dell’anno. Dall’estero, dove si trovano per motivi di lavoro, tornano gli emigrati per riabbracciare i famigliari e rendere omaggio al SS. Crocifisso. È l’occasione per stare insieme. La famiglia si riunisce attorno a una grande tavolata, colma di piatti tipici Come i “maccarruna e i cavatiddi” fatti in casa. Per tutta la durata dei festeggiamenti il paese cambia volto, solitamente tranquillo si anima e diventa frenetico. Le strade addobbate con luci particolari, si riempiono con bancarelle ricolme di dolciumi e giocattoli dando una nuova dimensione al paese. La Chiesa viene addobbata con cesti di fiori particolari, come la cosiddetta “vara” dove viene inserita la statua del SS. Crocifisso, pronta per essere portata in processione per le strade del paese in spalla a robusti giovani che si alternano a gruppi di quattro. Il Santo inizia a sfilare accompagnato dal suono della banda musicale e da un folto corteo di fedeli, che partecipano per voto o per grazia ricevuta accompagnando il Santo per tutto il percorso scalzi, altri invece donano al SS. Crocifisso del denaro o fino a qualche tempo fa prodotti della terra come olio o frumento. Un momento molto intenso della processione, le frequenti soste, dove al grido di “viva u Santissimu Crucifissu”, chi per grazia ricevuta, chi per devozione, dona “la purmissioni”, spillandola alla fascia che cinge la vita del Crocifisso. La processione che si svolge dopo la celebrazione della Messa serale, parte dal sagrato della Chiesa, dove si conclude, dopo avere attraversato via Oratorio, via Roma, via Baglio, via Della Regione. I festeggiamenti proseguono fino a tarda serata con spettacoli musicali in piazza Lafuria."La splendida statua fu donata, dopo la distruzione del vecchio crocifisso che si trovava all’interno della vecchia chiesa crollata a causa del terremoto del 1908, da un certo Mingiolino detto “Miuzzu”, il quale, come ricordano gli anziani, per pagarla, vendette l’unico bene che aveva: un appezzamento di terra."


La festa di San Giuseppe

Patrono del paese, si festeggia a Marzo ed è un evento significativo nella storia del paese. Secondo una tradizione secolare ben consolidata si possono visitare le "Tavulate di San Giuseppe" allestite in abitazioni private, dove il cibo esprime la cultura del luogo e viene preparato il "Pane di San Giuseppe" o “Pupi di San Giuseppi” pane dalle forme particolari, plasmato appositamente per raffigurare gli oggetti quotidiani del Santo falegname. Le tavole vengono imbandite con ogni prelibatezza, dalle frittate varie, alla frutta fresca, ai dolci di ogni tipo.

Coloro che vi partecipano fanno una vera e propria esperienza di carità in quanto portano “u truscitiddru” (fagotto) di cibo direttamente a casa degli anziani, che così si rendono partecipi e contribuiscono alla riuscita della festa. Le tavolate vengono apparecchiate con preziosi merletti, lenzuolini e immagini di San Giuseppe. Ciascun visitatore è libero di gustare le prelibatezze messe a disposizione dal proprietario. Sono imbandite di primi piatti, come la pasta con il miele; di salsicce, salami e formaggi; broccoli, cardi e altre verdure fritte; dolci come i cannoli, le cassate, la pignolata, le cassatelle, bocconcini e babà ripieni...e poi frutta e vivande. Il frutto simbolo delle tavolate di San Giuseppe è l'arancia, presente in quantità notevole. Inoltre le tavolate sono arricchite con finocchi e lattughe. L'usanza vuole che a queste tavolate partecipino delle comparse, scelte dal proprietario della casa, per rappresentare le figure della Sacra Famiglia. Al centro siedono San Giuseppe, Gesù Bambino e la Madonna accompagnati da San Girolamo e Sant'Anna poi in talune abitazioni si ha il costume di invitare al vitto anche i dodici Apostoli, una tradizione popolare siciliana offerta come devozione al Santo.


La commemorazione dei defunti

Risale al X secolo e viene celebrata il 2 novembre per commemorare i defunti. Si narra che anticamente nella notte tra l'1 ed il 2 novembre i defunti visitassero i cari ancora in vita portando ai bambini dei doni. In primo luogo i giocattoli, ma soprattutto dolciumi di ogni sorta, tra i quali la frutta di martorana e i Pupi ri zuccaru, statuette di zucchero dipinte, che ritraggono figure tradizionali come i Paladini. Riguardo alla "Frutta Martorana" pare che sia uno tra gli emblemi delle specialità dolciarie della Sicilia. Deriva il suo nome e la sua origine dal Convento omonimo in Palermo. La tradizione vuole che nel periodo normanno le monache dell'attiguo monastero benedettino, fondato nel 1194 dalla nobile Eloisa Martorana, abbiano preparato per la prima volta dei dolci a forma di frutto (pare degli agrumi) che hanno poi appeso agli alberi in sostituzione di quelli già colti, al fine di arricchire l'aspetto del loro giardino durante la visita di un personaggio molto importante: un alto prelato o finanche un re. Da qui il nome dato all'impasto utilizzato, Pasta Reale, composto originariamente da zucchero grezzo o miele, mandorle tritate e chiaro d'uovo, nel corso dei secoli e con alcune modifiche diventato l'odierno marzapane, e la denominazione di Frutta Martorana.


S. Lucia da Siracusa

Un avvenimento che viene atteso con particolare interesse è la "Vampa" di S. Lucia. Organizzata dai giovani del paese che si preoccupano a raccogliere la legna nei terreni circostanti o donata da persone che ne hanno fatto voto alla Santa. La legna si raccoglie in luogo per aspettare la sera del 12 dicembre con una processione e successivamente solo dopo le funzioni religiose con la benedizione, avviene l'accensione della "vampa", un grande falò in onore della Santa. La festa si conclude con la "Sagra della Cuccia", piatto tipico della festa a base di frumento cotto. Questa tradizione è un richiamo per gli abitanti dei paesi vicini, che affluiscono numerosi per assistere al grande falò e all'assaggio della Cuccia. Si narra che questa tradizione sia stata tramandata dal qualche secolo fa quando avvenne il martirio della Santa, che tutto iniziò nei primi anni del IV Secolo, quando i cristiani venivano perseguitati e talvolta uccisi se seguivano la loro dottrina. Questo è quello che successe alla giovane nobile siracusana di nome Lucia che era dedicata a opere di carità donando parte del suo patrimonio ai poveri, ma per ripicca fu denunciata. Per punirla fu ordinata, dal rappresentante romano Pascasio, di portarla in un luogo infame tra le "Donne dannate". Lucia per volontà divina divenne come una colonna di granito e nessuno riuscì a muoverla, nemmeno sei paia di buoi. Allora decisero di torturarla con il fuoco e dopo averla collocata su una catasta di legna le fece ungere il corpo con pece, olio, zolfo e appiccarono il fuoco. Ma uscì illesa allora presi dalla rabbia i soldati furono ordinati di ucciderla con le spade e le infissero una pugnalato sul collo e con le spade le trafissero il ventre. I cristiani presenti alla scena presero il corpo di Lucia e le diedero una degna sepoltura, il luogo divenne meta di pellegrinaggio e di devozione. La tradizione della "Cuccìa" ha origine verso la metà del XVII secolo, quando la Sicilia era ridotta in miseria. Oltre ai disagi e alle guerre ci fu una grande carestia. Il vescovo di Siracusa si rivolse a Santa Lucia, la statua della Santa per otto giorni fu portata nella Cattedrale, mentre era gremita di fedeli entrò una colomba, la quale fece tre giri dentro la Chiesa e poi si posò vicino al Vescovo. In quel momento nel porto della città di Siracusa erano arrivati dei bastimenti carichi di grano e legumi. Così la popolazione ebbe la possibilità di sfamarsi e fare delle provviste. Il giorno della festa di Santa Lucia è onorato con digiuno particolare. Molti infatti si privano di mangiare pane e pasta e si nutrono di frumento cotto chiamato popolarmente "Cuccìa", per ricordare l'avvenimento accaduto.


La Pasqua

Per il suo messaggio Cristiano di pace e di redenzione , la Pasqua è senz'altro la festa religiosa più importante dell'anno. Una volta la sua venuta metteva in movimento tutte le famiglie del paese, che si riunivano in preghiera per tutta la Settimana Santa. Le massaie usavano preparare, qualche settimana prima, delle uova sode che sistemati su fogli di pasta frolla lavorata a forma di uccelli "Aciddi", tipici dolci pasquali e si distribuivano in segno di amicizia a parenti e amici. La particolarità di questa festa sono le sacre funzioni della Settimana Santa. Il Mercoledì si usa preparare il Sepolcro in devozione a Cristo morto e tutti i fedeli si alternano in preghiera. Un'altra usanza rimasta intatta ai giorni nostri è quella del Venerdì Santo. Il credente digiuna tutta la giornata. Anticamente si astenevano da ogni attività lavorativa per trascorrerla pregando. Nella giornata del Venerdì Santo viene portato in processione per le vie del paese il Cristo morto, molto commovente l'incontro con la Madonna. Che si svolge in Via Bongiorno in presenza di tutta la popolazione, dove allo scoccare di mezzogiorno si ripete la crocifissione. Nel tardo pomeriggio viene riportato in Chiesa ripercorrendo le vie del paese. "Ladata" canto popolare di secolare tradizione molto suggestivo e particolare. Melodiosi lamenti sempre in tono minore creano una particolare atmosfera suggestiva. Canto che rievoca la morte e crocifissione di Cristo e accompagna la processione fino al Calvario. Ancora più preziosa dal fatto che per interi secoli si è tramandata oralmente e solo nella circostanza della processione del Venerdì Santo. La mattina la processione viene richiamata dal suono delle "Ciaspole" con la classica "Ciaspulata". Mentre per la Pasquetta si usa trascorrere, nelle proprie campagne o da amici e parenti, l'intera giornata con grigliate e prodotti locali.

Nel periodo prepasquale si effettua la lavorazione delle palme, che si tramanda di generazione in generazione, che solitamente accompagnano la celebrazione rituale. Le foglie di palma tenute al buio per 40 giorni acquistano un colore bianco pallido; vengono poi tagliate in lunghe liste e intrecciate con cura e precisione a scopo ornamentale e come simbolo di immortalità e di rigenerazione.


Il Carnevale

L'usanza più comune era quella di ospitare intere allegre comitive in maschera, capeggiate da un accompagnatore chiamato "Vastuniri" che restava sempre a viso scoperto per farsi riconoscere. Giravano per tutto il paese chiedendo ospitalità e ristoro e se la compagnia era gradita venivano ammessi per un ballo o più. Nei tempi addietro non esistevano ancora le tv, il cinema, i computer e queste feste costituivano un'occasione per stare insieme. Si ballava alla luce di piccoli lumi a petrolio ed al suono di qualche strumento musicale (Fisarmonica,Mandolino o Violino). Si sistemavano le sedie lungo le pareti della stanza e la stanza era pronta per ospitare le persone che potevano ballare nei giri di Valzer, Mazurca, Tarantella e Tango. Per il Giovedì Grasso si usava riunirsi attorno a delle grandi tavolate per consumare tra balli e scherzi di ogni genere i dolci tipici Casatiddi e Sfingi. Era un modo come l'altro per passare in serenità e allegria un giorno di festa. Dagli anni ottanta, grazie alla volontà di giovani, nelle settimane che precedono il Carnevale, si impegnano nella realizzazione di carri allegorici e gruppi di maschere, per sfilare lungo le strade del paese e far rivivere tale festa.


Le nozze

I matrimoni vengono celebrati nella chiesa San Giuseppe del paese. Le tradizioni, gli usi e costumi che si tramandano da generazioni resistono ancora oggi nel paese, dove il giorno del matrimonio è un giorno unico per raccogliere intorno a se moltissimi parenti e amici. La festa del matrimonio inizia già qualche sera prima con la classica "serenata", dove i parenti dei rispettivi sposi aprono la casa agli invitati. La chiesa diventa un set, così come piazze, parchi e monumenti luoghi di interesse per le foto ricordo. Il ricevimento di nozze è una tradizione che riassume l’eredità greco-romana dei simposi e dei banchetti che vengono svolti nei ristoranti del posto. Un’altra tradizione sono i compari d’anello, scelti spesso fra gli amici più cari, che offrono in dono alla coppia le fedi nuziali, infatti essi saranno molto più che testimoni di nozze o carissimi amici saranno “compari”.


I Prioles

Sono un duo comico cabarettista siciliano composto da Mario Volanti (Villapriolo, Ottobre 1953) fotografo di professione e Nino Allegro (Villapriolo, 16 Luglio 1956) titolare de Allegro Bar “da Cugino Nino”. Molto conosciuti il duo ha avuto un buon successo teatrale esibendosi oltre alla piazza del proprio paese di Villapriolo anche in varie piazze della provincia e non, portano in giro la loro sicilianità con l’accento e il dialetto tipico del posto. Divertono con il loro cabaret interpretando personaggi con delle situazioni irreali. Alcuni dei loro motti :“viva la vita, viva il sorriso ridi con noi e campa 200anni!” e “un si nni capì cchhiu nenti!”



Luoghi d'interesse e monumenti da visitare


La Torre civica

Il monumento più importante è la torre civica con l'orologio che sorge al centro della piazza principale del paese, il quale prende il suo nome, in ricordo del Cav. La Furia e segna con i suoi rintocchi il tempo.La torre è a pianta quadrata in muratura, delle dimensioni di 4,70x3,80 m e alta 15 m.
La base è realizzata con pietra bugnata mentre i prospetti in elevazione si presentano intonacati. Nella parte superiore della torre è dotata di quattro aperture ad arco che permettono l'affaccio sulla piazza. Sulla copertura è presente una bandiera segnalatrice dei venti e le campane dell'orologio che segnano le ore e i quarti e con i loro rintocchi segnano il passare del tempo. Il meccanismo dell'orologio e delle campane è della azienda Trebino (dal 1824), conosciuti in tutto il mondo quali maestri orologiai e provetti campanari anche fornitori della Città del Vaticano. Nella prima facciata della torre porta una lapide che porta le seguenti parole:

"Questa civica torre dono del Cav. Uff. Giuseppe La Furia testimoni ai concittadini il suo grande amore a la sua devozione alla terra natia è col perpetuo battere delle ore del suo orologio li accompagni nella giocondità del fecondo lavoro - Nell'anno del Signore 1948" La piazza è luogo di interesse per feste ed eventi. Molti i volti noti dello spettacolo e del panorama musicale che si sono esibiti sul palco della piazza, allestito in occasione della festa del patrono del paese che viene festeggiato il 23 agosto.


La Chiesa di San Giuseppe

Nel piccolo borgo di Villapriolo esistevano due luoghi di preghiera già nel sec. XVII esisteva una chiesa intitolata a San Giuseppe. La "Chiesa Vecchia" dopo che questa fu abbandonata e abbattuta, danneggiata dal terremoto del 9 e dell'11 gennaio 1693 (Terremoto del Val di Noto del 1693), la vita spirituale della comunità dei coloni proseguì già dal 1762 nella cappella dell’oratorio della Confraternita del Santissimo Sacramento. Sciolta la confraternita nel 1875, la cappella dell’oratorio fu ingrandita per divenire una chiesa vera e propria. L'antica chiesa del Duca Notarbartolo fu ingrandita e prese il nome di Santissimo Sacramento nel 1897 con l’aggiunta dell’attuale presbiterio e venne realizzato nel suo interno l'attuale "Coro" e solo il 23 maggio 1935, venne eretta al rango di Parrocchia intitolata a San Giuseppe. La chiesa è di forma rettangolare costituita da un'unica navata fiancheggiata da nicchie dove sono collocate statue di produzione artigianale sia in legno che in gesso, di vari santi. Lungo le pareti sono collocati dei basso rilievi in legno raffiguranti la Via Crucis. Il pavimento originario è stato rifatto in marmo così come l'altare e il tabernacolo, che originalmente erano in legno. La zona dell'altare è ricca di stucchi e sono collocate tre nicchie, le due laterali ospitano le statue di San Giuseppe e l'Immacolata, mentre in quella centrale vi è il tabernacolo in marmo rosa. La Chiesa Vecchia si trovava dove adesso sorge l'Edificio Municipale e la Cappella del SS. Sacramento l'attuale chiesa di San Giuseppe.


Il Calvario

Venne costruito nel 1857, per volere di Padre Luigi, membro della Confraternita del SS. Crocifisso allora esistente a Villapriolo. Tutte le spese per la realizzazione del progetto vennero affrontate dai fedeli. La costruzione durò quasi tre anni in quanto venne eseguita a mano con pietra locale. Salendo la scalinata possiamo ammirare lungo le pareti dei basso rilievi in pietra raffiguranti la Via Crucis dove viene celebrato ad ogni rilievo la funzione religiosa.


Case Museo

Villapriolo, piccolo paese museo, alcune case sono state adattate a museo, e all'interno sono state allestite ricostruzioni degli usi e costumi dell'epoca in cui erano ancora in funzione le miniere di zolfo. Si può visitare la casa del contadino e dello zolfataio, la casa dell’emigrante, la bottega del ciabattino, la casa del grano che custodisce un'antica trebbia del 1937 e la tipica casa del contadino, una abitazione dell’800, per arrivare alla stalla e al palmento che si apre su un panorama che si affaccia sotto le pendici del paese e da cui si scorge un vecchio mulino ad acqua. La casa del lavoratore giornaliero, "u iurnataru", è allestita nella casa più antica del centro abitato che risale al 1876. Il lavoratore giornaliero non possedeva terreno e non aveva un lavoro fisso; ogni mattina si recava in piazza in attesa di essere assunto a tempo determinato dai mezzadri. La casa dello zolfataio custodisce svariati e interessanti cimeli, tra cui una cassaforte in ferro utilizzata dal proprietario della miniera per custodire i soldi e un piccolo libretto contabile del 1937 che reca sulla copertina a dicitura "settimanale"; qui venivano registrati i nomi dei minatori, i giorni e gli orari delle prestazioni lavorative, la contabilità per ciascuno di essi e il relativo punteggio di produttività. Si possono ammirare anche i tipici "firlizi" antiche sedie, che alcuni anziani realizzano tuttora. "Quando ce la passavamo male, queste erano le sedie" (cit. di un anziano del paese).

Potrete visitare la “casa del grano” e il suo carretto siciliano con i suoi pregevoli dipinti cavallereschi; la casa du miricanu emigrante dello zolfatoio, la bottega del ciabattino, il calzolaio; la tipica casa del contadino”, il "baglio del grano" dove potrete ammirare un trattore con la trebbia per il grano e un vecchio forno dell'800, il “bevaio in pietra di Cuto, la vallata dei mulini con i suoi lavatoie il monte Altesina.

Guarda i video Villapriolo Paese Museo Prima Parte e Seconda Parte



Cappella "Figuredda"

II termine «cappella» si riferisce, invece, a vere e proprie strutture architettoniche, chiuse con cancelli e vetrate, atti a preservare l'immagine sacra.E' interessante altresì notare come nel nostro ambito, alla denominazione di cappella se ne affianchino altre di matrice popolare, quali: cappìdduzza, figuredda, altareddi .Le cappidduzze» o «edicole votive» «possono essere definite, per l'oggetto della loro fruizione, i manuali di teologia e sociologia delle classi popolari, nelle cui pagine quotidiane la gente legge il suo rapporto con la divinità e con gli altri.


L'antico Mulino

La storia e la tradizione dell'antico molino iniziarono nell'agosto del 1927, periodo a cavallo tra le due guerre, quando il pane e la pasta, generi di prima necessità erano sempre più richiesti. L'antico molino aveva il nome di "Molino S Giuseppe" con macine a pietre (Mole) mosse da un motore a carbone fossile (tipo Antracite). Adesso sostituito con moderni macchinari, ma è rimasto sede dell'attuale molino da tre generazioni.


Miniera di Zolfo e Salgemma

Si possono visitare solo dall’esterno diverse miniere sorte attorno al piccolo villaggio. Luogo strettamente legato alla cultura delle miniere e del “Minerale giallo”, grazie alla presenza di numerosi siti minerari sorti attorno al piccolo villaggio come Miniera di Gaspa La Torre, Miniera Respica-Pagliarello, Santo Padre, Gargiulla, per l’estrazione di zolfo e salgemma. La Miniera di Gaspa La Torre a Villapriolo è stata una delle maggiori, se non il più grande bacino minerario legato all’estrazione dello zolfo di Sicilia, regione che per molti anni ne fu la più grande produttrice del mondo. È nominata per la prima volta nel 22 febbraio 1768. Proprietario della miniera fu il duca di Villarosa D. Placido Notarbartolo (Palermo 29 Ottobre 1718 – Palermo 13 Novembre 1783). Nel 1933 in Italia fu creato l’ “Ufficio per la vendita dello zolfo italiano” poi divenuto nel 1940 “Ente nazionale zolfi italiani” al fine di contrastare la crisi dell’industria zolfifera e impegnandosi a migliorare le condizioni lavorative dei minatori con costruzione di case ed alloggi, ma anche avviando iniziative di assistenza sanitaria e assistenza sociale. Nel 1965 essa fu data all’EMS (Ente minerario siciliano) e nel 1970 furono chiuse le porte della miniera. Oggi qui si può ammirare una gola stretta che è caratterizzata dal colore rosa dei versanti, caratteristico degli scarti della lavorazione delle miniere.Qualche anziano è ancora in grado di raccontare il lavoro in miniera e intonare gli antichi canti di tradizione orale (malinconici e commoventi) dei lavoratori in miniera.

« ...Scìnninu, nudi, ‘mmezzu li lurdduma di li scalazzi ‘nfunnu allavancati; e, ccomu a li pirreri s'accustuma, vannu priannu: Gesùzzu, piatati!... Ma ddoppu, essennu sutta lu smaceddu, grìdanu, vastimiannu a la canina, ca macari “ddu Cristu” l'abbannuna...» Alessio Di Giovanni

« ...Scendono, nudi, in mezzo alla sporcizia cadendo in fondo dalle scalacce; e, mentre si avvicinano agli spietratori vanno pregando: Gesù mio, pietà!... Ma dopo, essendo sotto quello sfracello, gridano, bestemmiando come cani, che anche “quel Cristo” li abbandona...» Alessio Di Giovanni


Monte Giurfo

Monte Giulfo un antico centro abitato collocabile cronologicamente in epoca greca e romana, in un periodo compreso tra il sec. VIII a.C. e il II d.C. Posto ad un’altezza di circa 761 m s.l.m., controlla un’ampia zona della Sicilia centrale. Dal punto di vista morfologico si tratta di una piattaforma di arenaria orientata a N-E caratterizzata da una pendice scoscesa nella parte meridionale e da pendii meno accentuati negli altri versanti dove si trova la principale via di accesso al pianoro.La conformazione geografica risulta simile a quella di numerose alture della Sicilia centrale, sedi di antichi insediamenti, raggiunti dal moto espansionistico di due delle principali città greche dell’isola, grazie ai rinvenimenti ceramici, di gran lunga i più numerosi, di materiale archeologico rinvenuto sulla superficie dell’area, essenzialmente frammenti ceramici.Lungo il perimetro sulle pendici orientali del monte, è stata individuata una necropoli con camere sepolcrali ipogeiche, individuato a Rocca Danzese, mentre nella vallata sottostante, vi è la presenza del fiume Morello un tempo navigabile.


Rocca Danzese

L’estremità orientale di Monte Giulfo,fin sopra il fiume Morello, finendo la sua estensione con due spuntoni rocciosi che ispirano il nome della Contrada di Rocca Danzese. Durante il periodo greco fu costruito un edificio isolato dal perimetro della città greco-indigena di Monte Giulfo. Due sono le ipotesi sulla funzione, la prima che si possa trattare di una struttura militare posta su un punto strategico per il controllo della via fluviale, la seconda ipotesi di santuari fuori le mura del perimetro urbano affinché proteggessero la città. Rocca Danzese è la prima rappresentazione di questo tipo rappresentata nel centro della Sicilia.


Itinerari archeologici

A poche centinaia di metri dal centro abitato sono state spesso ritrovati dei reperti archeologici risalenti all'epoca greca, che alla luce dei nuovi ritrovamenti raccolti attraverso lo studio del territorio il quadro delle conoscenze archeologiche si è notevolmente arricchito rispetto a quanto era già conosciuto.



Cucina e tradizione

La cucina siciliana è considerata una delle più famose e prestigiose d'Italia, grazie agli influssi che ha subito nel tempo, i suoi piatti infatti richiamano specialità di origine greca, araba, spagnola e di altre civiltà.

"I Pupi di San Giuseppi” pane dalle forme particolari per raffigurare gli oggetti quotidiani di San Giuseppe; "Cavatiddi" pasta fresca fatta in casa con farina locale; "Maccarruna" pasta fresca fatta in casa con farina locale; "Ricotta di Pecora" prodotto caseario, precisamente un latticino di produzione locale;"A sasizza" salsiccia di maiale fresca, condita con spezie e pronta per la griglia; "Arancini o Arancine", palle di riso ripieni di ragu' con piselli o in tante varianti al burro o spinaci; "Lardo salato e speziato" lasciato stagionare in cantina; "Cuccìa" piatto tipico a base di frumento cotto; "Cudduruna" pasta di pane fritta e cosparsa di zucchero; "Buccellato" specialità tipica locale ripieno con fichi; "Mustazzola" biscotto non lievitato di origine araba; "Totò" biscotto non lievitato ricoperti da una leggera glassa a base di cioccolato; "Ossa dei murti" dolce particolare che viene consumato durante la Festa della Commemorazione dei defunti;"Granita di Limone con Brioscia" un dolce freddo composto da liquido semi-congelato tipico della Siciliano; "Fichi" frutto tipico utilizzato nella preparazione di dolci rustici; "Fichi d'India" frutto tipico utilizzato nella preparazione di dolci rustici; ed altre specialità provenienti da ogni parte dell'isola;

Negli anni passati venivano allestite le tavolate di San Giuseppe o Altari di San Giuseppe in siciliano “Tavuli ‘ri’ San Giuseppi”. Consistono in alcune tavole imbandite di cibarie di vario genere, offerte come ex voto a San Giuseppe durante i festeggiamenti del 19 marzo, venivano preparate nelle case dei devoti che per tutta la giornata rimanevano aperte al pubblico. È una vera e propria arte culinaria diffusa nei paesi dell’entroterra siciliano, dove la devozione al padre putativo di Gesù è particolarmente sentita.

Numerosi sono gli appuntamenti di carattere gastronomico che si tengono con cadenza annuale

    

Sport e tempo libero


Calcio

Il calcio è lo sport più seguito e praticato nel paese.Infatti vengono svolte le attività di Calcio a 5 presso il Centro Polivalente "Felice Crupi" con tornei estivi.Viene svolto il Campionato Regionale di Calcio a 5 femminile della squadra A.S.D. Real Morello


Automobilismo

Vi è un kartodromo in contrada Giurfo. Frequentato da appassionati di queste piccole auto provenienti da tutta l'isola.E' uno dei circuiti più moderni in Sicilia. Misura 900 metri con una larghezza di 10.Diverse e numerose gare si svolgono durante l'anno.


Ciclismo

Gare di ciclismo valevoli a livello regionale, infatti si svolge il "Trofeo Memorial “Salvatore Laponzina”,con partecipanti, provenienti da tutta la Sicilia. I percorsi si articolano lungo il centro storico e contrade circostanti con immissioni in tratti sterrati e strade secondarie.


Escursioni

Potrete godere la natura in tutta tranquillità, potrete esplorare luoghi incontaminati immersi nella natura.Tantissimi sentieri conducono a bellissimi punti panoramici, Attraversando prati, lungo fiumi, passando davanti a vecchi casali, edifici e miniere tra boschi, colline e montagne. Percorsi da praticare in mountain bike o semplicemente a piedi.


Corsa

Godetevi una di quelle interminabili serie di splendide giornate, correndo attraverso i territori che circondano il paese, immersi nella natura, con favolosi panorami. Vi farà incantare anche il suggestivo panorama delle Madonie.


Equitazione

Piacevoli escursioni a cavallo per momenti immersi nella natura




Servizi offerti

Bar, Ristorante, Pizzeria, Negozio di generi Alimentari, Tavola calda, Tabacchi,Campo Calcetto, Parco giochi bambini.



Raggiungerci è semplice!.

In Auto: Dall’autostrada A 19 Palermo – Catania, uscire allo svincolo di Ponte Cinque Archi, attraversare il centro abitato di Villarosa e proseguire per circa Km. 6 lungo la Strada Provinciale n. 6 in direzione Nicosia. Dalla Strada Statale n. 121, proseguire per Km. 2 dal bivio Nicosia-Alimena in direzione Villarosa.

In Autobus: Stazione Autolinee Sais di Enna, Linea Enna/Alimena scendere alla fermata di Piazza Lafurìa a Villapriolo.

In Treno: Trenitalia Linea da Catania/Palermo o Palermo/Catania scendere alla fermata di Villarosa e prendere il servizio autobus linea Villarosa-Villapriolo.

In Aereo: Gli Aeroporti più vicini Aereoporto di Palermo Punta Raisi "Falcone e Borsellino" a 150 KM (Circa 2 ore) - Aereoporto di Catania "Fontanarossa" a 100 KM (Circa 1/30 ora).




"Sicilia terra che conquista! Il calore della gente, lo spessore della cultura, la bellezza dei paesaggi e la suggestione dei suoi miti!

Se volete scoprire il cuore della Sicilia dovete andare nel cuore della Sicilia stessa.

Segni del passato che caratterizzano Villapriolo e portano il visitatore indietro nel tempo in un viaggio di ricordi e cenni storici"



Per aver mantenuto la sua caratteristica e l'originalità di un Borgo antico,

il Paese è la perfetta location per l'allestimento e la riprese di produzioni televisive di ogni genere,

dagli Spot pubblicitari, ai film, ai documentari.



Questo sito si propone di divulgare, valorizzare e promuovere il paese alla riscoperta del patrimonio storico-culturale,

che oltre a custodire bellezze artistiche, naturalistiche e storiche, sono testimonianza di uno stile di vita.

La comunità e la gioventù villapriolese si è sempre distinta in creatività.





*** BENVENUTI  A VILLAPRIOLO ***




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